Locandin della presentazione |
Veramente il nome reale è dell’autrice è Paola, ma ciò che
conta non è il suo nome quanto invece ciò che Paola o Costanza ha fatto fino a
questo momento. E devo dire che il suo curriculum è abbastanza denso. Infatti
leggiamo nella copertina del suo romanzo che, oltre a dedicare tutta la propria
vita alla famiglia e all’insegnamento scolastico, Costanza di Leio è musicista
autodidatta ed ha composto musica per l’infanzia e per concerto che hanno avuto
pubblica esecuzione. Inoltre ha scritto poesie, fiabe e drammatizzazioni
pubblicate in diverse raccolte. Nel 2009 infine si è presentata con questo suo
primo romanzo intitolato “ Lontano nel tempo” e sappiamo che un secondo romanzo
è quasi pronto per essere diffuso al pubblico.
Rimaniamo tuttavia su
questo primo romanzo e diciamo che già dal titolo possiamo capire che si tratta
di una vicenda che appartiene al passato.
Cercheremo di scoprirne i contenuti in questa nostra breve
presentazione e cominciamo perciò col dirvi che il racconto ha origine da una
tragedia della quale la protagonista ha avuto premonizione mentre assisteva
alla sfilata di Sant’Efisio a Cagliari rendendosi conto dell’inspiegabile
ritardo di suo figlio e della sua giovane moglie all’appuntamento concordato.
Il romanzo inizia con alcuni passaggi molto toccanti ma ora
diciamo qualche cosa di più di questa sua opera.
La presenza di una bambina che la tragedia ha portato in casa
di Costanza, è il motivo scatenante dei ricordi che inducono la protagonista
del libro a rivivere la sua vita infantile, quando aveva otto o nove anni e
trascorreva l’estate nel paese dei nonni.
Nel libro vi sono perciò le storie e i sentimenti di questa
bambina proiettata in un mondo che non le appartiene del tutto, ma che la
affascina e la interessa e che vorrebbe fare suo come le insegnano le “comareddas”, cioè le compagnette del paese che lei frequenta quasi con
avidità. Il romanzo è quindi la storia di un periodo trascorso dalla bambina
nella casa dei nonni in cui incontra un mondo diverso dalle sue abitudini
cittadine e perciò da scoprire giorno per giorno. Così la sua zia, il nonno
burbero, le sue amiche con le quali condivide le sue ore di libertà, le sue
monellerie, le sue disubbidienze, i rimbrotti che prende. La piccola vive
queste sue esperienze con la ingenuità della fanciulla immune da qualunque
preconcetto e quindi anche a rischio di qualche delusione. E il tutto è condito
dal dolce e musicale parlare logudorese.
Il libro è quindi la sua storia, con anche i risvolti
sentimentali che comporta la lontananza per tanto tempo dalla sua famiglia, in
particolare dalla madre, che, come vedremo, sarà causa di profondo dolore.
Ma il romanzo non è
soltanto la sua storia. Nel romanzo è
presente tutto il paese, perché la piccola Costanza con i suoi occhi ingenui e
infantili vede ciò che accade agli abitanti di quel piccolo centro della
Barbagia, ciascuno con il fardello di tragedia che la vita gli ha destinato, ma
a volte anche con un briciolo di felicità. Personaggi molteplici e diversi tra
loro e dei quali l’autrice del libro ha saputo cogliere alcuni aspetti
peculiari che li rende vivi agli occhi del lettore che si immedesima nel suo
racconto mano a mano che va avanti con la lettura.
Abbiamo visto di cosa tratta il romanzo, ma voglio anche dire
qualche cosa sul modo di scrivere della di Leio. Intanto, le parole sono
misurate, pertinenti e a volte dolci e
tenere. Se dovessi commentare il libro con una musica direi che è un minuetto,
se dovessi raccontarlo con un rumore indicherei un tintinnio di vetri, se
pensassi ad un tessuto penserei a un ricamo, una trina, un merletto. Sentite
come descrive uno scialle sardo, quello rappresentato nella foto sul retro
della copertina del libro:
… “Vedi? porta sul capo l’antico velo ricamato
delle spose, nero, con le lunghe frange di seta intrecciate a formare un
traforo. A me quel traforo tutt”intorno al ricamo ha sempre fatto pensare a
mani di madre che lo sorreggono premurose.”
“… dal nero del tessuto
s'affacciano i fiori fantastici d’un giardino incantato, rossi e variegati come
la fiamma viva del fuoco e celesti, come il tenero lino... vedi questi
cristalli incastonati che ne accendono lo splendore?... Nel nero del velo c’è
tutta la riservatezza umbratile del nostro carattere. .. tu però... guarda
bene! Le fronde e le foglie si insinuano tra i fiori, come fa l’acqua
smeraldina giocando con le coste sabbiose o a picco sul nostro mare, e
frastagliate … E dunque, il nero severo di fondo scompare e il reticolo di fili d’oro che sfiora appena i
petali crea la suggestione d’una
intimità tutta da scoprire.”
E anche quando racconta fatti poco allegri non vi è crudezza
nel suo raccontare, come ad esempio quando descrive un rimedio per la malattia
della piccola Costanza.
L’autrice ripercorre la vita della bambina facendola sua.
Rivede la sua malattia, la sua solitudine. E la piccola affronta la scarsa
considerazione della madre con rassegnazione, con la sua esile voce che come
può accenna appena a protestare
chiudendo dentro di se quel dolore che non sa esprimere e che la segnerà
per il futuro con un solco che aprendole il cuore le lascia una cicatrice
profonda.
Ma non c’è posto per il dolore. Non ancora. Questo verrà
dopo. Quando la fanciullezza termina e le riflessioni diventano macigni
difficili da sopportare.
E allora ecco che nasce questo libro. Una liberazione, uno
sfogo, un pianto dimenticato dentro di sé da tanto tempo ed ora ricomparso a
tormentare con il suo languore l’anima dell’autrice. La quale esplica le sue
pene infantili e le dichiara al pubblico con il quale vuole partecipare il
dolore della piccola Costanza.
Un libro di sentimenti sinceri e commoventi che lo rendono
difficile da dimenticare.
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