giovedì 25 giugno 2009

Incendio nella Cattedrale: recensione di Ernesto Diana



Se appartenete alla categoria dei lettori distratti; se siete di quelli che saltuariamente qualcosa "purché sia" solo per ingannare il tempo ed esorcizzare la noia, non leggete questo libro. Se invece amate le emozioni forti, suscitate da trame ben costruite e popolate da personaggi non dissimili da quelli della porta accanto; se vi piacciono le evocazioni fantasiose e coinvolgenti di fatti verosimili; se avete la capacità e il gusto di affezionarvi ai protagonisti parteggiando per loro nonostante tutto; se vi prende l'ansia di sapere come andrà a finire, sperando che tutto si risolva per il meglio, ebbene mettetevi comodi e leggetelo.
Devo aggiungere, poi, che la vicenda di Manuela, la protagonista mi ha costretto a una preziosa considerazione: mai giudicare una persona in base alla sola evidenza dei fatti, senza conoscerne i retroscena ed i motivi. Si potrebbe parlare, con una frase fin troppo abusata, di una storia di amore e di morte. Ma c'è di più: amore e odio, insoddisfazione esistenziale, bisogno di riscattarsi, desiderio struggente di una vita tranquilla in seno ad una famiglia normale, fanatismo cieco, violenze fisiche e morali di ogni genere, truffe e altro ancora.
È la storia di Manuela, un'affascinate venticinquenne dagli "occhi di un verde cangiante che impreziosivano il suo bel volto". Le sta molto stretta la monotonia della vita nella grangia di famiglia, priva di prospettive e aggravata dall'assillo di un padre insensibile, gretto e violento. A costo di rinunciare per sempre all'amore del suo bel Tonin, molto ingenuamente, essa accetta da uno sconosciuto la proposta di un provino che potrebbe spalancarle le porte della notorietà, della ricchezza, di una vita comoda e lussuosa, ben diversa da quella dello sperduto villaggio di montagna. Giunta al luogo dell'appuntamento, due loschi figuri la tengono prigioniera per due settimane, durante le quali quotidianamente la riempiono di botte, la drogano, la violentano ripetutamente, allo scopo di annullarne la volonta e di cancellarne la personalità, per poter poi soddisfare con il suo corpo le insane voglie mercenarie di amanti occasionali. Finito il trattamento la mettono al lavoro.
Questo è solo il tristissimo incipit di di una lunga serie di eventi che la vedono sempre in primo piano. Riuscita a scappare, conosce Abdul, cui la legherà una sincera amicizia, che diverrà poi affetto e forse, insensibilmente, qualcosa di più. A sua volta Abdul, buono e remissivo, è soggiogato dalla perfida e malvagia personalità dell'iman Ibrahim Al-Fatah, che se ne serve per la sua guerra santa in nome di Allah. Ben dettagliata anche la figura del ragionier Emilio Boratti, borghese piccolo piccolo, assicuratore di professione, frustato e scontento per naturale inclinazione, finché non si affaccia al panorama della sua vita il fascino travolgente di Manuela. Ci costruisce un grande sogno il nostro: un sogno di trasgressione, di tenero amore, di una vita diversa, affrancata per sempre dalle risterttezze e dai continui dissapori familiari.
A questo punto dovrei parlarvi, ma me ne guardo bene, dell'ispettore Arcangelo Diotisalvi, Arcan per gli amici, e della sua bellissima storia d'amore che chiude il romanzo dopo alcune pagine di autentica emozione: vi priverei del gusto della lettura. Tutto ciò mentre spero con tutto il cuore che nessuno riapra il fascicolo relativo all'inchiesta giudiziaria...

Ernesto Deiana

Pubblicata su:Il Provinciale nr.12/2009